I t i n e r a r i

                                                                                                                                                         C e r v i n a r a  City

                                                                                                                                                         Il portale della città di Cervinara

Mondanità a palazzo Caracciolo

 

Nel 1911 a Cervinara nasce l’idea di costruire un ospedale. A promuovere l’iniziativa è un gruppo di dame “nobili e pie”, le quali sono assidue frequentatrici del salotto della contessa Laura del Balzo e della baronessa Antonietta del Balzo d’Ayala Valva, moglie dell’onorevole Girolamo del Balzo, deputato al Parlamento e molto amato a Cervinara, fautore dell’ascesa politica dell’avvocato Domenico Clemente, che fu
sindaco di Cervinara tra il 1905 ed il 1914 nonché Consigliere Provinciale per circa un ventennio. Compongono il comitato: il conte Giuseppe del Balzo di Presenzano, le figlie, le contessine Giulia, Emma e Bianca, la duchessa Virginia Pignatelli, le nobildonne Maria De Maria, Elisa Finelli Doria e Vincenzina Pagnozzi, il duca Giovanni Pignatelli della Leonessa, il marchese Luigi Caracciolo, il dottor Antonio Doria, il cavalier Bernardo Girardi, il prof. Vincenzo Bianco, Giovanni Cioffi, Arturo Finelli, Francesco Mercaldo, Michele De Maria.

  Il 28 ottobre 1911 il comitato organizza una lotteria abbinata ad un concerto che si tiene nel cosiddetto Salone del Biliardo, nel palazzo marchesale. Il ricavato della vendita dei biglietti fu di lire 651,20. Il concerto fu un successo. Parteciparono l’onorevole Girolamo del Balzo, il sindaco Domenico Clemente, Adelina Lapati Bruno (moglie del sindaco Domenico Bruno, in carica prima di Clemente), Elisa Doria, Evelina e Marianna Clemente, il cav. Bernardo Girardi, i fratelli Alfonso, Fortunato e Vincenzo Doria, discendenti da un illustre casato.  

 

   Nel 1919 presso il palazzo marchesale furono ricevuti gli allievi del Collegio Militare di Napoli. La notizia venne riportata dal settimanale “Lo Staffile” del 24 agosto di quell’anno. Nel salone del palazzo si tenne la commedia “Addio giovinezza”, interpretata dalle contessine Giulia, Emma e Bianca del Balzo e da Concettina Bruno. Il pubblico (tutto femminile) apparteneva alla nobiltà ed all’alta borghesia del tempo: Amalia, Concettina e Amelia Bruno, Maria e Camilla Bove, la contessa Cenci-Bolognetti, Giovannina, Annarita e Luisa Barionovi, Olga, Alessandrina e Raffaellina Clemente, Dorotea e Amalia Doria, Giuseppina Lapati, Matilde, Clara e Annina Pagnozzi, Maria, Teresa e Lucia Valente. Prima del rientro a Napoli gli allievi furono accolti in Comune dal sindaco cavalier Doria, dal deputato provinciale cavalier Doria, dal deputato provinciale Domenico Clemente, dall’avvocato Girardi, dal’ispettore Bianco, dai dottori Antonio e Donato Pagnozzi, dagli avvocati Alfonso Bruno e Pasquale Clemente, dal dottor Doria e dal cavalier Fuccio. Queste notizie erano riferite da “Lo Staffile” del 24 agosto 1919, che continuava la cronaca con dovizia di particolari. Dopo il saluto del cavalier Domenico Clemente e la parata degli allievi in piazza Mercato dinanzi al colonnello Crema, questi premiò le vedove di alcuni combattenti. Rosina Clemente, Filomena Piccolo, Andreanna Ferraro e Giovannina Russo ebbero ciascuna cento lire dal ricavato della recita fatta in casa del Balzo. Una folla festante di cervinaresi accompagnò poi tra gli applausi il treno che riportava a Napoli gli allievi e che mosse dalla stazione alle ore 15.42.  

 

  Nonostante il prestigio altissimo di cui in quel momento godeva il cavaliere Domenico Clemente tra i cervinaresi, vi è notizia di una irriducibile rivalità che lo divideva dal conte Giuseppe del Balzo di Presenzano. Marro, nel suo libro sui sindaci ed i podestà cervinaresi, riporta un episodio che scatenò la rappresaglia del conte del Balzo e che fu causa dell’esclusione di Clemente dalla carica di Podestà alla quale, nel 1927, il Capo del Governo lo aveva proposto a sua maestà il Re per i meriti acquisiti alla causa del fascismo. Il casus belli fu una fotografia circolante in paese con la caricatura di un uomo dal naso lungo e adunco che sembrava quella del conte. La fotografia fu appiccicata sul portone del palazzo marchesale, con grande risentimento del conte e della sua famiglia, i quali attribuirono la cosa al partito di Clemente. Il conte pare che si vendicasse al momento opportuno. Appena ebbe saputo che Domenico Clemente era stato proposto come Podestà si rivolse alle influenti amicizie che aveva a Corte e senza grosse difficoltà fece bocciare la proposta. Al posto di Clemente fu eletto l’onorevole  Edoardo Brescia, che proprio Clemente dovette accompagnare in Municipio per l’accoglienza di rito.  

 


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  I simboli sulla facciata

 

TESI DI LAUREA: Simona De Nicolais
IL RESTAURO DEL PALAZZO MARCHESALE “CARACCIOLO DEL BALZO” DI CERVINARA

 

 

 

Templi e Cattedrali non sono solo simboli di fede ma anche veri e propri libri di pietra in cui leggere i messaggi che sono stati lasciati da grandi iniziati e Maestri costruttori.
Le pietre ci parlano attraverso questi edifici che racchiudono ancora tutto il loro fascino ed il loro significato misterioso in un perfetto ‘condensato’ di materia e spirito.
Esiste un legame tra le geometrie invisibili delle Cattedrali ed il “Real Segreto” dei Maestri Costruttori, un “Segreto iniziatico” che ancora una volta, sostiene l'identità spirituale dell'umanità. (5)
Forse furono i Templari ad istruire ed a trasmettere agli eredi dei "Figli di Salomone", i Massoni, le conoscenze necessarie.
I costruttori vennero definiti "Compagni del Dovere di libertà" e, secondo L. Charpentier, non nascosero mai di aver ottenuto la loro "capacità" da una 'geometria descrittiva' di cui i Cistercensi erano i detentori (S. Bernardo Da Chiaravalle, cistercense, fu il protettore dei Templari e ad essi aveva affidato 'una missione da compiersi in Terrasanta").
Tuttavia, affinché la comunicazione del sapere fosse riservata a pochi eletti, i veri iniziati si attennero sempre alla disciplina del silenzio e parlarono con estrema cautela.
La verità doveva essere alla portata solo di quelli che erano in grado di conoscerla e di capirla e perciò fu ammantata di immagini, allegorie e simboli che alludessero a quello che si chiedeva fosse intuito.
I Rosa-Croce, i Templari ed i Massoni usarono la simbologia per riconoscersi e comunicare attraverso una sorta di argot incomprensibile ai profani.(6)
Nell'antica Grecia, per avere un segno di riconoscimento fra i membri di una stessa comunità, si spezzava in più parti un oggetto (una moneta, un vaso, od una tavoletta di bronzo) e se ne consegnava un frammento ad ogni persona. Il possessore di una delle parti poteva così farsi riconoscere mostrando il proprio frammento. Le diverse parti dell'oggetto che, da sole, non avevano alcun significato, unite, ricostituivano l'oggetto stesso restituendogli la sua identità fisica ed il suo scopo. Tale segno di riconoscimento era chiamato "Simbolo" dal greco "Sùn" = insieme e "Bàllo" = gettare-tenere cioè: che tiene assieme.
In senso più lato, il simbolo indica un'idea, una legge, un principio, un fatto e le idee così come le quantità, si leggono indifferentemente in qualsiasi lingua conservando sempre lo stesso significato. Il creare un simbolo è sempre un atto volontario tramite cui stabilire un rapporto fra uomini, fra uomini e cose, fra uomini ed Entità Superiore. Un simbolo può essere sempre considerato da una infinità di punti di vista, ed ogni iniziato può scoprire in esso un significato conforme alla logica delle proprie concezioni e dei propri presupposti culturali ed intellettuali.
Il Palazzo Marchesale Caracciolo-Del Balzo è un edificio laico ma comunque templare. E’ una dimora filosofale, è un “libro di pietra”.
La scoperta di questa sua particolare caratteristica è stata del tutto casuale ed è partita, stranamente, proprio dall’oggetto più significativo del simbolismo massonico: l’Archipendolo.
Questo è il gioiello del Maestro Venerabile, ovvero della figura più importante nella gerarchia massonica, e si trova in facciata insieme ad altri simboli fino a questo momento descritti come rosoni a carattere geometrico astratto.
L’appassionante e intrigante scoperta ha condotto a nuove ed interessanti osservazioni che hanno dischiuso un invisibile e, finora, inenarrato mistero.
L’artefice di tutto fu certamente Francesco Caracciolo (che nel XVII sec fece costruire l’ala Est del Palazzo). La prova è in un affresco interno che lo ritrae nella posizione del Maestro Venerabile.
La prima pagina di questo inedito libro di pietra è sul fronte Sud dell’edificio. Qui sono presenti ben 26 simboli. Ognuno di essi possiede un significato specifico ma tutti insieme formano un codice, un messaggio per chiunque sappia e voglia leggerlo.
I simboli sono raccolti in quattro gruppi.
Il numero quattro è il numero della perfezione, è l’emblema del moto e dell’infinito, di tutto ciò che non è né corporeo né sensibile.
Il primo gruppo (ala ovest) è composto da sette simboli: il numero sette rappresenta l’ordine settenario, la compiutezza delle cose, l’unione del bene e del male.
Il secondo gruppo (volume centrale) conta solo tre simboli: il tre è il numero dello spirito.
Il terzo gruppo (ala Est) è formato da cinque simboli: il cinque è il numero della materia.
L’ultimo gruppo (ala Est), che sovrasta gli altri è composto da undici simboli: il numero undici è il segno della forza suprema, della forza interiore, del trionfo dello spirito umano sulla materia.

Nel primo codice, i simboli sono sette come le candele della Menorah, il candelabro che Mosè realizzò seguendo le istruzioni impartitegli sul monte Sinai. Il metodo di accensione delle candele indica il senso di lettura dei simboli: si accende per prima la settima candela, poi di seguito la terza, la sesta, la seconda, la quinta, la quarta ed, infine, la centrale.(7)
Le candele di destra rappresentano la polarità positiva, attiva e creatrice; le candele di sinistra indicano la polarità negativa, passiva e conservatrice.
Il primo e l’ultimo simbolo sono uguali: sono entrambi la rappresentazione del “Sigillo di Salomone”. Questo dovrebbe indicare che il Principio coincide con la Fine in un circolo infinito.
Questo è il primo messaggio:
Colui che desideri percorrere il cammino che dalla creazione porta all’illuminazione dovrà mantenersi puro, avere buona volontà ed equilibrare se stesso ascoltando le ragioni del cuore e quelle della mente
Il secondo gruppo è composto da tre simboli dal diametro crescente procedendo da Ovest verso Est. Il primo è il sigillo di Salomone, il secondo ed il terzo sono Rosoni da 18 petali che rappresentano i 18 membri della fratellanza raffigurati in un affresco all’interno del palazzo. Dunque, questi ultimi due rosoni diventano simboli di un’ unione crescente.

Il terzo gruppo è introdotto dal numero cinque: il simbolo della materialità. Questo codice si legge da destra verso sinistra.
L’inizio è indicato dal simbolo più a Est: il Sole, il simbolo della saggezza.
Il messaggio si riferisce all’unione del potere (indicato dal simbolo della torre) e della saggezza (l’anfora indica la mater semper feconda) ma anche all’unione feconda e consacrata dell’uomo e della donna.
L’ultimo gruppo di simboli è il più complesso e per questo motivo indicherò il significato di ognuno di essi.
Il primo è la croce simbolo del calice.
Il secondo è il sigillo di Salomone, simbolo di purezza del corpo.
Il terzo è la pietra levigata che indica il lavoro di perfezionamento che l’iniziato ha compiuto su se stesso.
Il quarto è di nuovo il sigillo di Salomone che però non tocca il cerchio in cui è inscritto e pertanto potrebbe indicare la purezza di spirito.
Il quinto è la croce di Malta, simbolo dell’ordine e della disciplina.
Il sesto rappresenta due triangoli che si specchiano l’uno nell’altro: il bene ed il male sono i due aspetti della stessa Verità.
Il settimo è lo scalpello simbolo della combinazione di discernimento e forza di volontà.
L’ottavo simbolo indica ancora la purezza di spirito.
Il nono è l’archipendolo, simbolo massonico per eccellenza: il filo a piombo è l’elemento di equilibrio interiore e di ascesa stabile e infinita mentre la squadra è lo strumento designato alla designazione della perpendicolarità, quindi della rettitudine e dell’arricchimento spirituale.
Il decimo simbolo è quello della purezza materiale.
Infine l’undicesimo simbolo è di nuovo una croce.

Il codice è simmetrico rispetto al sesto simbolo e scandito dal sigillo di Salomone ad ogni passo.
Il messaggio va letto alternativamente da destra e da sinistra
Il suo significato dovrebbe indicare ancora il percorso che porta all’illuminazione:
Una volta bevuto il calice, preserverai la purezza del corpo lavorando su di esso con saggezza e rettitudine e purificherai la tua anima con l’obbedienza, la forza di volontà ed il discernimento cosicché potrai raggiungere la conoscenza suprema e sapere che il bene ed il male sono facce di una stessa medaglia.

I quattro codici, dunque, indicano i percorsi che portano alla perfezione:
attraverso il controllo del proprio corpo, attraverso l’unione dell’uomo e della donna come equilibrio di forza e saggezza, ed attraverso l’elevazione dello spirito.

Con questa premessa oltrepassiamo il portone d’ingresso, simbolo del passaggio da un mondo all’altro e rechiamoci nella sala di Giustizia, la sala dove con ogni probabilità, si riunivano i Massoni.
Questa stanza è dotata di tre porte:
una ad Oriente da cui entrava il Maestro Venerabile; una ad Occidente da cui entravano gli apprendisti (che entrando dovevano guardare al loro futuro) ed infine, una a Nord da cui entravano i compagni.
Una cornice affrescata sui muri ritrae i 18 membri della Loggia: ad Oriente, proprio in corrispondenza dell’ingresso Est, campeggia la figura di Francesco Caracciolo il Maestro Venerabile con in mano il bastone del potere. Ai lati siedono l’Oratore ed il Segretario della Loggia, ovvero i figli Marino e GiovanBattista. Di Fronte al Maestro, ad Occidente, siede il primo sorvegliante di cui nome e ritratto sono stati staccati ma di cui si può almeno leggere il titolo: Cardinale Cont… Viceré e Capitan Ge… del Regno di Napoli. A Mezzogiorno siede il secondo sorvegliante: Bartolomeo, re di Torre Magliaro. Tutti gli altri sono compagni.
Queste immagini sono intervallate da scene tratte dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso; tra queste scene, una sembra decontestualizzata rispetto alle altre. In realtà questa scena è la conferma dell’esistenza della Loggia massonica nel Palazzo poiché rappresenta l’iniziazione.
Il Maestro educa e contiene la bestialità del drago. Quest’ultimo è la raffigurazione dell’energia tellurica, delle correnti terrestri che il maestro non sconfigge ma doma e canalizza a suo favore. Il drago è uscito dalla caverna, dove alloggiano i suoi simili per liberarsi della propria brutalità e per divenire uomo/apprendista. (6)
Accanto al drago siedono un cane, conduttore delle anime e guardiano delle sepolture, una civetta, e draghi urlanti, simboli delle false verità.
Alle spalle del maestro, un serpente adagiato su una roccia e con le fauci spalancate, rappresenta il simbolo della vita eterna, della capacità di rinascere e di ringiovanire.
Accanto al maestro, nella posizione propria del compagno, c’è una donna incinta che rappresenta la Mater semper feconda ovvero, la saggezza che accompagna sempre il maestro. Questa donna indica al drago una tenda, simbolo della dimora civile. Il drago lascerà la caverna per fare della tenda la sua nuova dimora
Nella tenda verrà ammesso l’ exotero che è finalmente diventato esotero.
Altre due stanze del Palazzo sono riconducibili al simbolismo massonico. Si tratta della stanza dell’ Arca di Noè, chiamata così per l’affresco che la caratterizza e di una stanza quadrata, che si trova tra questa e la sala di Giustizia.
L'Arca rappresenta il dominio delle Acque inferiori, ed è il simbolo della dimora protetta da Dio che salva le specie della terra (Chavalier e Gheerbrant): per Filone d'Alessandria rappresenta il corpo dell'uomo. L'Arca è anche vista come il ricettacolo della conoscenza sacra antidiluviana che Noè ha salvato per i posteri e che è contenuta nella Torà ebraica. Essa rappresenta, infine, la scienza sacra che non deve essere rivelata ai profani al di là della sua forma materiale, perchè racchiude segreti iniziatici.
L’altra stanza, che con linguaggio massonico potremmo definire come “stanza di mezzo”, è dotata di tre aperture ed è coperta da una volta a schifo. Sia la volta che le pareti sono completamente affrescate con motivi settecenteschi.