LE DONNE NEL TEMPO

 

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La donna egizia era considerata la “signora della casa”. Ella condivideva con il marito la vita sociale e disponeva di un patrimonio che portava in dote allo sposo, ma che con un contratto le restituiva una parte in caso di vedovanza. Per legge il marito era tenuto a mantenere la propria moglie. La sua posizione giuridica non differiva da quella dell’uomo. Infatti educava insieme al marito i propri figli, soprattutto la figlia femmina.
La donna egizia si sposava molto giovane, spesso con un uomo più anziano di lei, e spesso il matrimonio era combinato dai genitori. Il matrimonio era una semplice festa tra le due famiglie e si concludeva con il trasferimento della sposa a casa del marito. 
In caso di divorzio, il marito doveva passare alla moglie gli alimenti. Se l’infedeltà del marito era tollerata egli poteva prendere una seconda moglie, mentre se l’adultera era la moglie veniva frustata e le veniva imputato o il naso o l’orecchio. 
Sulla donna sumera, invece non abbiamo molte notizie, ma attraverso il codice di Hammurabi abbiamo potuto vedere che era tutelata dalla società. 
Per quanto riguarda le donne ebraiche è importante sottolineare che l’esistenza del popolo di Israele, sia dal punto di vista fisico che da quello spirituale, è legato in modo notevole proprio a loro. Nel periodo della Bibbia tutti i compiti amministrativi esistenti vennero ricoperti anche da donne, con eccezione dei ruoli sacerdotali riservati all’uomo. Un altro ambito in cui la donna poteva agire dando espressione alla sua personalità era fornendo aiuto all’uomo. La donna non viveva sempre sotto una campana di vetro, ma condivideva con l’uomo i pericoli e adempiva a compiti fondamentali a fianco del marito. Il compito della donna era proprio quello di guidare il comportamento del marito, la vita familiare ed a volte la sorte di un intero popolo verso una direzione desiderabile. Nell’epoca biblica infatti la persona cresceva non in casa del padre, bensì in quella materna. L’uomo poteva avere più mogli ed ognuna abitava in una sua casa, dove allevava ed educava i suoi figli. L’importanza della donna come educatrice stabilisce che l’onore ed il rispetto per la madre erano pari a quelli del padre: soltanto se il figlio non ascoltava entrambi i genitori, veniva condannato perché non era più un essere civile. Quindi da un punto di vista sociale e la donna ebraica aveva un compito molto importante, in quanto da essa dipendeva in gran misura il livello morale, culturale e religioso del popolo e dei singoli.
La donna greca invece veniva lodata solo se non faceva parlare di sé, “né in bene né in male”. La sua condizione non era incoraggiata, ma neppure proibita. Una donna sposata, che non poteva guadagnarsi da vivere, viveva confinata in casa ed usciva solo accompagnata: un decreto impediva alle donne anche di affacciarsi alla finestra. Per i Greci e il destino di tutte le donne era il matrimonio e la maternità. Il matrimonio era un atto privato tra individui. In effetti, la ragazza era donata con una dote da suo padre o dal suo tutore, al marito, che avrebbe dovuto fecondarla per avere dei figli legittimi ed aveva un dovere civico da rispettare: generare figli maschi. Suo marito non aveva tutto il potere su di lei: doveva prima di tutto rispettare la sua sposa e se aveva il diritto di esigere che gli fosse fedele, non la poteva né maltrattare né cacciare. La dote della sposa gli apparteneva e poteva soltanto amministrarla; in caso di divorzio, la dote doveva essere restituita. Poiché la donna greca era molto fragile fisicamente, non era fatta per combattere: di conseguenza era esclusa dalle responsabilità politiche. Dal punto di vista economico e politico, poteva agire solo tramite intermediari. Il solo campo della vita sociale in cui le donne avevano un ruolo uguale a quello degli uomini era quello della religione: le donne greche partecipavano alle feste religiose ed esercitavano il sacerdozio, purché fossero donne di buona reputazione e di buon nome.

LUISA PERONE
PIA MARIA IULIUCCI

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