LETTERA

Tutto quel che t'appartiene o che da te proviene

è ricco di una grazia favolosa;

perfino i tuoi amanti, perfino le mie lagrime.

L'invidia mia riveste d'incanti straordinari

i miei rivali: essi vanno per vie negate ai mortali,

hanno cuore sapiente, cortesie d'angeli.

E le lagrime che mi fai piangere sono il mio bel diadema,

se l'amara mia stagione si adorna del tuo sorriso.

 

Stupisco se ripenso che avevo tanti desideri

e tanti voti da non sapere quali scegliere.

Ormai, se una stella calda a mezzo agosto,

se nel tramonto marino vanno balena e raggio verde,

se a cena ho una primizia della stagione nuova,

o m'inchino alla santa campana dell'Elevazione,

non ho che un voto solo: il tuo nome, il tuo nome,

o parola che m'apri la porta del paradiso.

 

Nel mio cuor vanesio, da che vi regni tu,

le antiche leggi del mondo son tutte rovesciate:

l'orgoglio si compiace d'umiliarsi a te,

la vanità si nasconde davanti alla tua gloria,

la voglia mi si tramuta in timido pudore,

la mia sconfitta esulta della tua vittoria,

la ricchezza è beata di farsi, per te, povera,

e peccato e perdono, ansia e riposo,

sbocciano in un fiore unico, una grande rosa doppia.

 

Ma la frase celeste, che la mia mente ascolta,

io ridirti non so, non c'è nota o parola.

Ti dirò: tu sei tutto il mio bene, ad ogni ora 

questa grazia di amarti m'è dolce compagnia.

Potesse il mio affetto consolarti come mi consola,

o tu che sei la sola confidenza mia.

                                         Elsa Morante

 

 

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